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Contro la crisi riscopriamo il sublime

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Milano: siamo nel quartier generale di Mil, Mil come acronimo di Marketing, Incentive, Leisure, Mil come Milena Mineo, la sua vulcanica titolare. Di lei è pressoché impossibile dare una definizione canonica, perché Milena Mi-neo fiuta, segue e anticipa l’onda, è attenta alle mode ma non le subisce e spesso fa tendenza con idee creative e soluzioni innovative.

Sorriso aperto e cordiale, dinamismo e battuta pronta, ci ha detto la sua sul turismo e sul futuro del settore in tempi di crisi.

«Probabilmente non abbiamo ancora visto tutti gli effetti della crisi e quest’ultima è senz’altro meno forte che in altri paesi, come quelli anglosassoni, molto più implicati di noi nel settore immobiliare e finanziario. La crisi però c’è. C’è un innegabile calo nei consumi e nella possibilità generale di spesa, anche da parte di grandi realtà ma, di pari passo, bisogna registrare un dato positivo».

Finalmente si comincia a parlare di crisi senza però tutta quella paura che c’era a settembre. È segno che sta cambiando qualcosa.

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Che cosa sta cambiando secondo lei?

«È ancora presto per saperlo. In questo momento, l’unica cosa da fare è stare tranquilli, essere professionalmente corretti e profondamente convinti del proprio lavoro. La sensazione di cambiamento deve però mettere noi addetti ai lavori di fronte alla necessità di ripensare completamente il turismo fondandolo su valori nuovi».

Ha appena parlato di ripensamento del settore, di nuovi valori… Di fronte a una situazione satura e sazia a livello di stimoli e di offerta, da dove dobbiamo attenderci il nuovo?

«La parola conversione in greco significa guardare le cose con occhi nuovi, ribaltare il proprio punto di vista. Mi riferisco al concetto di bello. Sappiamo tutti che la bellezza di un luogo è la maggiore fonte di attrazione da un punto di vista turistico.

La sfida in questi tempi di crisi e per il futuro è quella di passare dal concetto di bello fine a se stesso a quello di bello come occasione per riflettere e per scoprire nuovi stimoli interiori, in modo che il viaggio non sia semplicemente una pausa relax, una distrazione dal quotidiano, ma un’esperienza che può cambiarti la vita. Il segreto sta nel vivere e far vivere il genius loci di una destinazione, ovvero l’anima del luogo. Solo così il viaggio, oltre che emozione e ricordo, diventa effettiva occasione di cambiamento e nuova prospettiva di esistenza».

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Un ritorno insomma al concetto classico di bellezza capace di renderti migliore…

«Sì, a questo proposito concordo con quanto diceva Fëdor Dostoevskij “La bellezza ci salverà” motto ripreso anche da Peter Beart, il fotografo del Calendario Pirelli 2009, a proposito di crisi globale dell’economia».

Mete lontane o vicine?

«Non ha importanza. Le possibilità di entrare in contatto con se stessi e con una natura meravigliosa sono moltissime, senza dover necessariamente affrontare spese eccessive o ore e ore di aereo. Penso ad esempio agli scenari naturali della vicina Svizzera in inverno, alla Puglia, ai borghi francesi.

Andando più lontano invece mi piace pensare al Botzwana e alle sue Cascate Vittoria, un luogo meraviglioso che ti entra nell’anima o a una destinazione come la Bir-mania, un paese che ha imparato ad aprirsi al mondo e che oggi vuole farsi conoscere da un pubblico attento. In ogni caso, ovunque si scelga di andare, quello che conta è comprenderne il mood. E noi come addetti ai lavori siamo qui apposta per offrire ai nostri clienti la soluzione giusta che favorisca quest’esperienza. Solo così si crea un valore che rimane e quindi un unicum. Sono anni che le persone vogliono altro dal viaggio cliché che fa status ma che rimane una parentesi isolata, e questo vale soprattutto in un periodo come questo in cui il viaggio è per molti una spesa da valutare con oculatezza».

Un esempio di viaggio organizzato da Mil secondo queste valenze?

«Mi viene in mente un viaggio di tre giorni per circa 70 ospiti del settore finanziario in Islanda, un viaggio molto coraggioso: non sono molti a proporre come incentive quest’isola tra America e Europa, di 300 mila abitanti, dalle temperature glaciali. Mil lo ha fatto cercando di far capire il perché di tutti i primati di questo piccolo stato vicino all’Artico. Islanda come il paese più misterioso, più pacifico del mondo tanto da non avere nemmeno un esercito, più felice, con una media di appena 3-4 furti all’anno, più ricco, tanto che il reddito medio annuo procapite è di 40 mila euro e quello che presta la maggiore attenzione all’ambiente, con addirittura un ministero dedicato alla natura».

Come?

«Portando i nostri ospiti nei luoghi meno noti del-l’Islanda: nella maggiore centrale geotermica, nei veri ristoranti degli islandesi, ovvero le case private aperte all’ospitalità e poi alla Laguna Blu, il grande classico dell’Islanda ad appena mezz’oretta di strada dalla capitale: pochi la conoscono.

È una grande distesa di ghiaccio, colate di lava e spiagge di sabbia bianca ed è un centro termale naturale dove gli islandesi se ne stanno a chiacchierare – si conoscono un po’ tutti – immersi nell’acqua che arriva fino a 40 gradi. Poi la laguna ghiac-ciata di Hofn a soli 40 minuti di volo da Reykjavik e il Vatnajokull, il ghiacciao più grande d’Europa che si percorre in motoslitta con appuntamento aperitivo lounge, dj set e cuo-co d’eccezione».

Che cosa ha capito dell’Islanda da questo viaggio?

«Che la fortuna di questo Paese è quella di essere a tutti gli effetti una terra di ghiaccio e di fuoco. Gli islandesi hanno saputo rispondere al freddo estremo, ai mesi invernali di bufere improvvise, con una grande energia di spirito, mettendo a sistema le risorse naturali – l’energia geotermica fornisce il 90 % del riscaldamento all’isola – e imparando ad aiutarsi reciprocamente, ad essere solidali gli uni con gli altri, senza preconcetti. Dovremmo imparare da loro».

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