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Immaginare per innovare

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Immaginare per innovare magazine

È l’Italian Hub creato da Milena Mineo, titolare dell’agenzia di marketing, incentive leisure Mil, che oggi, più che mai, crede nella forza del networking orizzontale

Laboratorio di idee, melting point di alte professionalità, punto di convergenza tra business, arte e formazione, ma anche space design dove lo stile metropolitano si sposa con il green.
È così che si connota The Italian Hub di Mil, innovativo spazio di incontro/confronto in corso Garibaldi 104, nella Brera più antica e trendy di Milano. In pratica una “costola” della sede storica aperta nel 1997 n Via Carducci 12 dall’agenzia milanese specializzata in comunicazione, eventi e incentive di alto profilo, che la titolare Milena Mineo ha immaginato come punto di rottura nel settore, per proporre qualcosa di nuovo a chi il futuro preferisce inventarselo.
«Il desiderio era quello di creare un luogo nuovo in centro a Milano, nella zona più fascinosa della città, punto di cerniera tra il quartiere storico di Brera, la movida di Corso Como e l’avveniristico skyline di piazza Gae Aulenti. Un luogo che fosse fucina di innovazione e che per questo avesse l’aspetto di un vivaio», spiega Milena Mineo.

Open space per le nuove tendenze del digital e del visual

Nell’Hub l’imprenditrice milanese ha distillato il suo personale concetto di design – frutto di numerosi viaggi in giro per il mondo.

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Il bianco domina ovunque, dilata lo spazio,valorizzandone la luce, mentre il verde introduce in una dimensione atemporale, evocando una sorta di giardino se-greto precluso a chi va di fretta o a chi pensa che Milano sia solo una “trasferta di lavoro”. Milena Mineo sa bene, infatti, che la sua Milano è una città che si apre in maniera inaspettata a chi è disposto a scoprirne anche gli angoli più nascosti.

«Qui non corriamo dietro ai bisogni dei clienti», dice la titolare di Mil, «ma lasciamo che questi bisogni si manifestino spontaneamente in un clima di condivisione e scambio, offrendo un servizio di consulenza di altissimo livello, mettendo, ovvero, a disposizione un parterre di specialisti del settore, tutti riuniti intorno allo stesso tavolo, con i quali il cliente potrà confrontarsi in ogni momento».

Un’idea, insomma, di rottura rispetto al classico concetto di holding imperniato su un’organizzazione verticale del lavoro e su un modello economico competitivo. «Oggi», spiega Mineo, «vincono la multidisciplinarietà e il confronto, attitudini che presuppongono un modus operandi orizzontale. In questo senso il nostro Hub rappresenta una “casa” per specialisti, sperimentatori e amanti di uno stile lavorativo che riflette un modo diverso di concepire la vita.

Ecco, in corso Garibaldi 104, ci piace proporci come perfetti gestori di grandi professionisti e di grandi progetti».

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Punto di ispirazione
per la next generation

Tra i progetti di The Italian Hub di Mil c’è spazio, oltre che per le start up e gli incontri b2b tra i vari operatori del settore, anche per le case history di successo. «Volevamo creare un punto di incontro formativo tra i professionisti di oggi e quelli di domani, dove il professionista già affermato potesse raccontare la sua storia ai giovani talenti.

Per esempio, abbiamo invitato il regista che ha lavorato al padiglione Italia, a spiegare agli aspiranti registi come sono nati tutti i video di Expo e abbiamo in essere diversi progetti analoghi con teatri e accademie d’arte», fa sapere Milena Mineo, senza tuttavia volere anticipare troppo perché, «quello che avviene in Corso Garibaldi 104 è dopotutto un viaggio d’esplorazione, un work in progress dove, a decidere il limite, non è l’ambizione del singolo ma la voglia di creare un quadro di insieme migliore e di ricevere spunti sempre nuovi, nel lavoro – e perché no – anche nella vita».

L’ISPIRAZIONE DI MILENA

iaggiare lontano dall’altra parte del globo dove vedi lo spicchio di luna rovesciato rispetto all’occidente. In questa area del Mondo, precisamente in Polinesia francese, a 50 km da Tahiti c’è un nuovo luogo balsamico appartenuto da sempre alla famiglia reale e scoperto dal protagonista indimenticabile degli Ammutinati del Bounty. Marlon Brando scoprì l’isola di Tetiaroa nel 1960 durante le riprese. Investì una parte del suo patrimonio e dopo lunghi tentativi, nel 1967, riuscì ad acquisirne i diritti per un periodo di 99 anni. L’operazione gli costò 200.000 dollari, un azzardo che, tra le varie, contribuì ad avvicinare l’attore alla bancarotta.

Ma Brando era perdutamente innamorato del posto e della sua gente tanto che sposò Tarita, conosciuta sul posto e sua partner nel film e con cui visse fino alla morte, nel 2004. Il suo sogno dichiarato era: “Creare a Tetiaroa una comunità auto-sufficiente dove coniugare ricerca scientifica, agricoltura, acquacultura e turismo. A patto però che l’ambiente naturale restasse intatto per il beneficio di tutti”. Oggi il posto dei sogni di Marlon Brando è diventato The Brando, l’hotel che le classifiche di settore si preparano già a inserire in cima alla lista dei resort più belli al mondo.

Lo spirito del carismatico attore è ancora presente se non altro negli sforzi fatti per preservare inalterato il po-sto che più di tutti amava e dove si ritirava, rifuggendo il mondo, per lunghi periodi. Le 35 ville del resort, che affacciano su una spiaggia di sabbia candida frequentata da tartarughe, mante ed uccelli esotici, utilizzano esclusivamente l’energia ricavata dal sole e dall’olio di cocco. In più sono semiautonome anche nell’alimentazione grazie alla pesca e ad un orto modernissimo. Ogni villa è dotata di una piscina privata e lo stile rispecchia la “way of life” e le tradizioni polinesiane. Il prezzo? Ne fa un sogno per pochi. Il listino prevede più di mille dollari a notte. Non servirà altro però: nel paradiso tutto è compreso.

www.thebrando.com.

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